Amalfitano: “Piano bar nasce da una serata realmente vissuta in un piano bar romano”

Amalfitano: "Piano bar nasce da una serata realmente vissuta in un piano bar romano", ecco cosa ha dichiarato l'artista in un'intervista a Bellacanzone.

Ti amo piano bar” (Flamingo Management / Sugar Music Publishing) la carriera da solista di AMALFITANO, già voce della band romana Joe Victor. Il singolo, che anticipa l’album Ah! in uscita in autunno, segna la svolta nella scrittura del cantautore romano, che per la prima volta si cimenta con la lingua italiana. Il suo è un cantautorato colto e intelligente, che gioca con il calembour e l’ironia, appropriandosi della migliore tradizione della musica leggera italian

Come nasce Ti amo piano bar?

Piano bar nasce da una serata realmente vissuta in un piano bar romano. La mattina, arrivato a casa, ho scritto la canzone esattamente così com’è senza aggiungere o togliere nulla. In più è un mondo che conosco molto bene. Al liceo, negli anni della mia formazione musicale, invece di andare ai concerti, con gli amici frequentavamo questi posti. Non so se mi sono mai piaciuti, ma sicuramente ormai li ho sotto pelle, come un tatuaggio. “Ti amo piano bar” è documentario di quella notte con tutte le sue stranezze e contraddizioni, il tempo sembrava si fosse fermato a 40 anni fa, ma allo stesso tempo esiste ancora, nascosto in mille posti d’Italia.

Dai Joe Victor alla carriera solista: come mai questa decisione?

I Joe Victor esistono ancora e sono, dopo mio figlio, l’avventura più incredibile della mia vita, un atto di pirateria e amore per la musica e i concerti, vissuto con persone incredibili che tornerà con nuove canzoni. Era da tempo che volevo pubblicare le mie canzoni in italiano, e stavo cercando di capire dove arrangiarlo e registrarlo. Poi grazie a Dario Nepoti, che mi supporta da anni anche coi Joe Victor, ho conosciuto Palermo e i ragazzi di Indigo. Mi ci sono praticamente trasferito a Palermo per registrarlo, e come una nave in un mare in tempesta il disco è uscito meraviglioso.

Ah! è il tuo primo album da solista: vuoi darci qualche anticipazione?

Ah! è il mio unico tatuaggio, fatto mentre vivevo a Londra, quando la meravigliosa adolescenza passava e si affacciava la vita libera con tutta la sua potenza e sorprese. Ah! significa proprio questo: una sorpresa, positiva o negativa non importa, ho imparato ad amarla per la sua intrinseca originalità e ironia, come la prima volta che ho scoperto Freddie Mercury, o la prima volta che sono stato scaricato da un grande amore con un semplice “Ciao, sto con un altro”.

Come hai vissuto il periodo della quarantena dal punto di vista emotivo e lavorativo?

Durante la quarantena, come tutti, ho vissuto una grande preoccupazione e fatica, ma ricordo che quando annunciarono il lockdown davanti a mio fratello esclamai: Ah! E capimmo subito l’ironia della cosa, l’assurdità di ciò che stavamo vivendo tutti. Poi l’ho passata con lui, e abbiamo letto libri e basta, senza sosta.

Come vedi il futuro della musica dal vivo in Italia?

Non so proprio come vedere il futuro della musica dal vivo. Sinceramente spero che tutto ritorni come prima, ma credo ci vorrà tempo, per adesso prego che si possano trovare luoghi giusti per non farci stare in silenzio, anche perché in momenti di difficoltà la musica da sempre alleggerisce e dà coraggio per andare avanti.

Dove ti vedremo nei prossimi mesi?

Adesso non lo so, ma per adesso sicuramente su internet.