Enrico Giaretta: “Degli artisti emergenti mi sono appassionato ad Ultimo”

Protagonista del disco “Alphabet” (Universal Music) è un pianoforte di quasi 100 anni che scricchiola sotto le dita di Enrico Giaretta. Nessuna correzione o sovra incisione. Tutti i brani sono frutto di una registrazione istantanea, senza inganni: si tratta di pezzi unici e irripetibili. Ecco la nostra intervista a Enrico Giaretta!

Dallo scorso 20 settembre è disponibile in digitale e sulle piattaforme streaming “Alphabet”, il nuovo progetto discografico del pianista e cantautore Enrico Giaretta, noto come il “Cantaviatore”.

Parliamo di Alphabet: come nasce questo progetto?
Il progetto nasce dall’esigenza di fissare la follia delle mie improvvisazioni pianistiche dell’alba. Complice di tutto anche l’acquisto di un pianoforte di oltre 100 anni, un Bechstein che oltre alle note, aveva molto da raccontare, ha vissuto la guerra, patito il freddo, chissà quante e quali mani attente e meno attente. Da li, il bisogno di trasferire tutto a chi poi avrebbe ascoltato. La storia, i rumori, il suono della meccanica e le note a volte poco precise nell’intonazione ma ricche di verità e a quel punto il limite diventa solo la fantasia di chi ascolta.

Vuoi raccontarci com’è avvenuta la registrazione dei brani?
Ogni giorno da anni mi siedo al pianoforte appena sveglio, prestissimo, con una tazza di caffe. Suono per ore. E’ come frugare in un grande cassetto pieno di note cercando qua e la emozioni astratte. Un bel giorno ho deciso di raccontarle anche agli altri, è bastato selezionare “ REC “ e dopo qualche ora… “STOP” . 7 microfoni di altissima qualità hanno saputo poi trasferire ogni dettaglio, dal fruscio dell’aria, alle mie dita sulla tastiera, ai martelletti provati dal tempo…ed infine le note come fossero la colonna sonora di un film storico, fotografico. Un viaggio introspettivo alla ricerca della verità. Sempre la verità, sopra ogni dettaglio.

Sei portavoce del progetto dell’organizzazione umanitaria Intersos “La scuola salva la vita”: come sei venuto a conoscenza di questo progetto e come si può aiutare l’associazione?
Intersos è la più grande organizzazione umanitaria in Italia. Gli operatori umanitari di INTERSOS nel corso del 2019 intervengono in attività di emergenza in 16 Paesi del mondo. Pronti a curare, a costruire pozzi, a proteggere donne e bambini. Pronti a dare tutto pur di salvare una vita. In quel periodo lanciavano una campagna di sensibilizzazione sulla scolarizzazine di quanti non hanno accesso all’istruzione nel mondo, circa 124 Milioni di ragazzi. Alphabet, il mio progetto discografico si sposava perfettamente con il loro “ La Scuola salva la Vita”. Ci siamo conosciuti, ed è nata un’alleanza che spero durerà per sempre. Io ci sono come padre, come uomo, amico ed infine artista.

Ti vedremo in tour nei prossimi mesi?
Da qualche giorno sono stato a Roma al Parco della Musica, da li proseguiremo per altre date in Italia e successivamente oltre confine.

Quali sono, secondo te, gli artisti emergenti della scena attuale musicale che meritano di più di sfondare?
Tutti quelli che si mettono in gioco meritano, a prescindere dalle loro qualità. Tutti quelli che credono che il futuro possa essere il nostro tempo migliore, cercando con l’arte di colorare un periodo storico difficile. Degli artisti emergenti mi sono appassionato ad Ultimo. Lo trovo originale nei versi che scrive.

Cosa consigli a chi vuole muovere i primi passi nel mondo della musica?
Di essere sempre se stessi, a costo di finire in una cantina con un Saxofono in mano, una chitarra, un pianoforte…prima o poi qualcuno prenderà atto che la coerenza delle scelte fatte vale di più di rincorrere mode che lasciano il tempo che trovano. Il mio pubblico non segue mode, ma modi. Ognuno ha il suo. Le mode sono di tutti.