Pino Scotto si racconta: “Ho tante strade da percorrere e tante promesse da mantenere”

Pino Scotto, icona Rock Nazionale si racconta senza filtri. Carismatico e grintoso come sempre ci ha parlato della sua visione musicale e del suo ultimo album Dog Eat Dog. Qui l'intervista completa.

In occasione dell’uscita del suo nuovo album Dog Eat Dog abbiamo scambiato due chiacchiere con Pino Scotto, icona Rock Nazionale che si è raccontato senza filtri. Carismatico e grintoso come sempre ci ha parlato della sua visione musicale e dei suoi ultimi progetti artistici. Ecco l’intervista completa a Pino Scotto.

Come stai Pino?

A parte la situazione che stiamo vivendo sto bene. Si soffre tutti a stare rinchiusi, soprattutto chi non è abituato a stare in casa.

Sei un’icona rock nazionale, un artista fuori dagli schemi che segue solo la voce della musica, sei istrionico e fuori dalla massa. Hai mai pensato che questo potesse essere più un ostacolo alla tua carriera più che un vantaggio?

Io ho sempre saputo che era un ostacolo questo mio modo di voler essere libero a tutti i costi. Però per me è stato sempre un orgoglio e un punto di forza. Anche se sapevo che pagavo un prezzo alto per dire sempre ciò che penso, di essere contro alle ingiustizie per me è sempre stato un punto di forza. Per essere libero io ho sempre lavorato, ho sempre fatto l’operaio anche quando negli anni ’80 con i Vanadium vendevamo solo in Italia 50 mila copie io non ho mai lasciato il lavoro in fabbrica. Perché sapevo che prima o poi per portare a casa uno stipendio dovevo fare le canzonette invece in questo modo sono sempre stato libero di fare la musica che voglio io.

Pino nel programma Database ti sei sempre scagliato contro gli artisti che si sono prostrati alle regole del mercato per vendere …

Anche adesso è così, la questione non è vendersi ma vendersi male. La cosa che ho sempre detto per esempio di Vasco è che lui con tutti i fan che ha avrebbe potuto schierarsi, veicolare messaggi diversi, dire ai ragazzi cosa è giusto e cosa è sbagliato schierandosi. Invece lui come altri non hanno mai detto niente. Se tu non parli la gente pensa che tu la pensi come loro e io invece ho sempre parlato con il cuore.

Questa però è una tua caratteristica che hanno amato in tanti.

Io penso sia la parte pulita di questo Paese di chi apprezza la meritocrazia, la giustizia. Lo stiamo vivendo anche in questo momento dove i politici si scagliano l’uno contro l’altro quando c’è gente che sta soffrendo e morendo. Potrebbero rinunciare a qualche mese del loro stipendio per darlo agli ospedali e invece se ne fregano. Poi uno Stato che chiede alla gente i soldi significa che come Stato hai fallito. Questa però è una storia vecchia come il mondo, potremmo scriverci 10 enciclopedie su questo. Il cammino della tristezza lo chiamiamo (ride).

Questa critica sociale la ritroviamo anche nel tuo ultimo album Dog Eat Dog

Si nei miei testi ho sempre parlato di tematiche sociali, sono sempre stato dalla parte degli operai, dei lavoratori. E sono testi sempre attuali. Con Eye for an Eye mi era venuta voglia di fare hard rock e con quest’ultimo album ho voluto esagerare, un album più libero di così non si può! Son brani diversi l’uno con l’altro, partono dagli anni ’70 fino ad oggi. C’è un brano più blues, uno rock n roll, uno prog (Dust to Dust), uno quasi trash che è Ghost of death e non mi aspettavo piacesse così tanto. Sto leggendo le recensioni e sono contento perché è un album che piace a me ma piace anche agli altri ed è una grande soddisfazione.

Quindi troviamo tutte le tue sfaccettature …

Tutte tutte no sennò ce ne vorrebbero 100 di album ahaha (ride), però ce ne sono molte. In 11 brani ho cercato di concentrare tutto, come vorrei che fosse un album.

Nel tuo singolo Don’t Waste Time parli del tempo, qual è la tua visione del tempo?

Quella di non perdere tempo ahaha (ride). Il tempo non è mai abbastanza per fare le cose che vorrei fare. Questa cosa non sempre un bene perché non mi fa godere bene le cose. Nella vita mi sono goduto poche cose, anche questo disco mi sembra già passato anche se è appena uscito. Sto già pensando al prossimo. Non mi godo il momento sono iperattivo! Per fare le cose che vorrei fare dovrei avere 3 vite insieme. Però mi sono sempre divertito nella mia vita, anche se non dormivo mai e la ballad Before it’s time to go è un po’ una redenzione per i miei peccati, per la mia vita, 70 anni di eccessi veramente eccessi ahahah (ride). Nel verso “ho tante strade da percorrere e tante promesse da mantenere“, mi rivolgo a me stesso e agli altri.

-

In Dog eat Dog hai incluso Don’t be looking back che fa parte del tuo periodo con i Vanadium perché hai scelto proprio questa canzone?

Perché eravamo in studio, mentre cazzeggiavamo il mio chitarrista si è messo a suonare don’t be looking back e ho chiesto se lo conoscevano per registrarlo di nuovo e includerlo nell’album. Anche se hanno tagliato un ritornello sul finale l’ho lasciato così.

Di Vanadium ad oggi come si è evoluto Pino Scotto artisticamente?

Ci siamo sciolti nel 1991 coni Vanadium e io avrei potuto vivere di rendita come fanno in tanti ma non non ho voluto. Ho fatto subito un disco e avrei potuto fare “un album di Pino Scotto alla Vanadium” e invece no! Io non vedevo l’ora di fare quello che volevo fare in quel momento, son tornato a cantare in italiano e son tornato al blues. Ho contaminato il metal, volevo sperimentare, quando sei con una band devi discutere con gli altri ed è una guerra. Ogni album (questo è il 21 esimo) è stato un progetto a sé, ognuno è diverso.

Tu hai detto che stai già lavorando a nuovi progetti, puoi anticiparci qualcosa?

Sì sto in casa e preparo nuove cose. Continuo a scrivere, butto giù nuove idee e quando mi serviranno le tirerò fuori.

Un consiglio da Pino Scotto alla nuova generazione che si approccia alla musica?

Siamo arrivati alla trap e più in basso di così non si può andare ahahah (ride). Ai ragazzi che vogliono cantare o suonare dico sempre “fatevi un anno di Blues”, quello tradizionale che vi insegna il groove, a impostare la voce, a tenere il tempo. Poi dopo suonate quello che volete pop, rocjk, metal, senza una radice di blues non esiste rock secondo me. Oggi siamo andati a finire con il metal con gente che raglia come un asino e chitarre che sembrano trattori. Non ci sono più assoli di chitarra! Sarebbe bello se tornassimo al blues per riscrivere la storia del rock. Lo possiamo fare anche noi italiani, abbiamo gente bravissima in Italia però bisogna tornare al blues. Inoltre hanno insegnato alle nuove generazioni di ascoltatori ad accontentarsi di poco ed è un peccato perché non conoscono la verità, hanno distrutto l’arte in generale. Un Paese senza arte è un Paese morto.