La Junta Escondida: intervista esclusiva

La Junta Escondida: intervista esclusiva per Bellacanzone.

Risponde Franco Gonzalez Bertolino – violista del gruppo

  1. Come nasce il progetto La Junta Escondida?

La Junta è il risultato di una serie di fortunati incontri avvenuti nel momento opportuno. Nel 2017, prima di coinvolgere Leonardo Spinedi (Violino e Chitarra) e Giampaolo Costantini (Bandoneon) nella Junta Escondida, condividevo un’altra formazione di tango con Riccardo Balsamo (Pianoforte) e Hector Faustini (Contrabbasso), con i quali cercavamo di fare qualcosa di più sostanzioso. Appena ho detto del progetto a Leonardo, mi ha sorpreso l’entusiasmo con il quale ha voluto aderire. Nel caso di Giampaolo, con cui avevo suonato una sola volta insieme in milonga (ed ero rimasto molto stupito dal suo suono), sono andato diretto al punto quando ci siamo ritrovati in un pranzo fra amici, chiedendogli se volesse suonare con noi. Così, piano piano, abbiamo iniziato a prendere forma finché ci siamo ritrovati alla fine dell’anno con un gruppo consolidato e con gran voglia di fare.

  1. Quanto vi sentite parte dell’attuale panorama musicale italiano?

Sentiamo che grazie al nostro primo disco stiamo uscendo un po’ alla “scoperta”, da una tana nella quale stavamo a nostro agio e non avevamo fretta di lasciare. In maniera individuale tutti e cinque come musicisti siamo inseriti nel cosiddetto “panorama italiano”, soprattutto considerando che veniamo dalla classica anche se tocchiamo tanti generi diversi che vanno dalla Bossa nova, al Jazz, dal metal fino al mondo dell’improvvisazione. La Junta è un progetto molto di cuore, un progetto nel quale ci sorprendiamo di volta in volta di cosa siamo capaci, considerando i nostri ritmi di lavoro che sono di un’intensità che non avevo mai visto nella mia carriera di musicista. Se in altre formazioni servono prove su prove per preparare delle composizioni nuove, con La Junta ne bastano una o due al massimo, non solo per la preparazione e dedizione che mettiamo nel progetto, ma proprio per l’intesa che si crea quando suoniamo insieme. Quindi, abbiamo sentito che fosse arrivato il momento di “raccontarci” al pubblico attraverso la nostra musica.

  1. Parlateci del vostro primo album ufficiale “Iracundo”. All’interno di questo lavoro, c’è un brano che vi rappresenta maggiormente? Perché?

Trovare un unico brano che ci rappresenti è molto difficile, ce n’è più di uno. Ogni brano scelto rappresenta una gamma dinamica del gruppo, una sfaccettatura. Due rarità, per così dire, che danno quel tocco in più al disco sono Vivaldi e Stravinskij, entrambi in un certo modo collegati a Piazzolla. Il tango di Stravinskji per Piazzolla era uno dei suoi tanghi preferiti (ricordiamo che era un suo grandissimo fan); mentre Vivaldi è collegato a Bach (Bach fece la trascrizione del concerto per Vivaldi) perciò un altro compositore molto vicino a Piazzolla. La scelta di questi due brani è stata fatte proprio per osare e far capire che non siamo solo un gruppo di tango, ma abbiamo la capacità di “fare altro”. La Junta Escondida per noi non è un semplice gruppo di tango, ma una formazione di musica da camera che va oltre le solite etichette rilegate alle formazioni classiche di tango.

Tornando alla domanda, penso che i due brani che ci rappresentano di più sono “Soledad” e “Concierto para Quinteto”, entrambe composizioni di Astor Piazzolla. “Soledad” è un brano di una profondità sconvolgente, personalmente è fra i miei tanghi preferiti dai tempi in cui ero un ragazzino e rimanevo imbambolato ascoltando il disco “la Camorra” di Piazzolla, che inizia proprio con questo tango. “Concierto para Quinteto”, come dice la parola, è un concerto dove si intrecciano le difficoltà tecniche con dei momenti lirici favolosi. 

  1. Fare musica al tempo dei social. Cosa ne pensate e qual è il vostro rapporto con queste realtà?

Penso sia come un “male necessario”. Nel suonare dal vivo c’è una forte interazione fra artista e pubblico. Si riesce momentaneamente ad eliminare quella barriera che li divide e l’ascoltatore esce, anche se parzialmente, da quella situazione per così dire passiva.

Appena scoppiata la pandemia, con La Junta Escondida abbiamo scelto di tacere: non ci è mai venuto in mente di fare uno dei tanti video, che giravano qua e là on-line, di musicisti che si sostenevano suonando virtualmente a distanza. Abbiamo optato per comunicare attraverso il silenzio, attraverso quella che era la cruda realtà che vivevamo ed affrontare le cose per quelle che erano.

  1. Come vedete il futuro della musica dal vivo in Italia nei prossimi mesi?
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Bella domanda! Lo paragoniamo ad un lento risveglio. Già prima della pandemia la musica dal vivo era un settore piuttosto in crisi e molto complesso, logicamente considerando le diverse aree e generi musicali.
Per quanto ci riguarda la classica ed il tango sono un settore fortemente debilitato perché, al di là delle risorse e delle situazioni giuste, ci manca un pubblico, un pubblico per la musica quotidiana e non solo “quel pubblico” presente unicamente nelle occasioni importanti. Per “educare” e coinvolgere al meglio i futuri ascoltatori occorrerebbe decentralizzare gli eventi musicali, come un tempo accadeva, quando si suonava in diversi locali tutte le sere. Purtroppo, con un pubblico ridotto sostenere una realtà musicale del genere non è possibile, considerato il momento storico in cui viviamo e nel quale ci troviamo estremamente limitati nei contatti umani.