Lake Tiger presenta “Scent of rain”: intervista a Radio Godot

Venerdì 17 febbraio 2017 Beatrice Amodeo è stata ospite della rubrica #Bellacanzone su Radio Godot (condotta da Andrea Febo e Luca Latini) con il progetto Lake Tiger e si è esibita sulle note di Scent of rain.

Perché è questa la tua #Bellacanzone?
Perché è quella che piace di più, è quella che mi fa sentire più a mio agio, soprattutto senza fare errori con la chitarra (ride, ndr)!

Come mai hai scelto Lake Tiger come nome d’arte?
Nasce da un gioco di parole con un mio fidanzato di tanti anni fa che mi dava sempre nomi diversi. Un pomeriggio eravamo in riva ad un lago e mi disse che ero pigra, ma anche un po’ tigre, così ho fatto questa sintesi. In inglese sarebbe più corretto Tiger Lake, ma preferisco il suono di Lake Tiger.

Riesci a far convivere il lavoro di architetto con la musica?
Pare di sì, poi ho tanti colleghi architetti anche musicisti. Forse è un problema di creatività. Si compone in architettura, ma si compone anche in musica.

Nella tua biografia si legge “Cresciuta a pane e Dylan, svezzata con il grunge e la new wave, scopre il blues servendo birra ai tavoli del Big Mama, innamorandosi di Bille Holiday”. Allora a chi ti ispiri?
Non mi ispiro a qualcosa di preciso. La mia musica si autogenera ed è composta da tutte queste influenze, da un background che si è creato negli anni.

Hai mai pensato di scrivere in italiano?
Tra le mie vecchissime canzoni ce n’è anche una in italiano che però non ricordo. Per un lungo periodo avevo un registratore e buttavo lì tutte le mie idee, poi ho perso il trasformatore (ride, ndr)! Magari lo ricompro! In realtà scrivo in inglese perché ascolto sempre questo tipo di canzoni, quindi mi viene naturale.

E il progetto Work[in]Co?
Si tratta del Coworking che gestisco con la mia socia Giorgia Amoruso a Monteverde Vecchio in Viale di Villa Pamphili 74 da quasi tre anni. Penso che sia il futuro, è molto bello lavorare con altre persone, scambiare idee, conoscenze. Abbiamo un terrazzo stupendo, facciamo lunghe passeggiate. Abbiamo anche ospitato un amico cantautore Adriano Brancato per un concerto, quindi è uno spazio aperto a tante iniziative.

Quali sono invece le tue canzoni del cuore?
Potrei risultare scontata, ma l’album che adoro è Stories from the City, Stories from the Sea di PJ Harvey. Lo amo tutto, ma il mio brano preferito è You Said Something. Quel disco è la sintesi di un momento in cui è stata particolarmente bene, innamorata e si sente proprio tutta questa positività.

Quando hai avuto consapevolezza per la prima volta della tua voce?
Mi ricordo una scena in particolare, un episodio. Avevo quindi anni e mi trovavo in spiaggia con i miei amici per un falò pomeridiano. Ho cantato per la prima volta davanti a loro, tra l’altro con una chitarra orribile, una Clarissa modello ovation che suonava malissimo. Una mia amica mi fece i complimenti per la voce, ma perché aveva sentito quello che volevo trasmettere in quel momento.