Marco Massa: “Cara Milano è la mia lettera d’amore e odio alla mia città”

Le canzoni, come le città, possono avere mille sfaccettature. Lo sa bene il cantautore Marco Massa che ha voluto dare una nuova vita alla sua canzone “Cara Milano“. Il brano, vincitore nel 2011 del Premio Sergio Endrigo, viene riproposto in una nuova versione riarrangiata dal maestro Marco Grasso.

Abbiamo conversato con l’artista meneghino per conoscere i retroscena sulla genesi di un pilastro della sua discografia.

Scegli tre aggettivi per presentarti ai nostri lettori? 

Caparbio, curioso, anticonformista, però non vorrei – dicendolo – passare per conformista. Esiste un conformismo nell’anticonformismo.

Quando è arrivata la musica nella tua vita?

Molto presto, da bambino, avevo otto o nove anni. Frequentavo al terzo piano del mio palazzo tre sorelle più o meno della mia età e una di loro sapeva già suonare la chitarra, e mi innamorai per la prima volta della magia della musica e della chitarra di Alessandra. Quello stesso anno, a Natale, ricevetti la mia prima chitarra in regalo, e da quel momento non ho mai smesso di suonare.

Anche nella mia famiglia si respirava musica ovunque, mia madre insegnò a noi quattro fratelli a cantare; anche lei veniva da una famiglia di musicisti e lei stessa era pianista e suonava la fisarmonica, ma amava moltissimo cantare le canzoni francesi e gli standard americani. Quindi è stato piuttosto naturale avvicinarmi a questo mondo.

Ricordi la prima volta che ti sei esibito?

Certo, me lo ricordo: avevo 17 anni  e mi sono esibito con il mio primo gruppo in un festival nel quartiere di Gratosoglio, con una chitarra di prestigio, una Fender stratocaster prestata dal mio caro amico Alessandro Pizzamiglio, in arte Alessandro Bono.

“Cara Milano” è un pilastro della tua discografia. Qual è la genesi di questo brano? 

Durante il periodo del lockdown ho pensato di rivisitare il brano esclusivamente a livello sonoro: da quando l’ho scritto il mondo è cambiato parecchio, e soprattutto la mia città ha un sound diverso. Ho pensato quindi di darle una nuova veste lasciando intatto il testo, che è sempre attuale… “ritorna come prima tra la gente”, dico in conclusione, che era e rimane sempre il mio desiderio.

Marco Massa © Roberto Cifarelli

Perché hai voluto dedicare una canzone alla tua città? 

La mia città, il mio quartiere Porta Romana, dove sono nato e cresciuto, sono stati il mio grembo sonoro. E’ un riconoscimento di gratitudine, una lettera d’amore e odio nei suoi confronti.

Invece come è nata l’idea per la realizzazione del videoclip? 

E’ nata da Danilo Da Rodda, poliedrico artista, professore d’arte, architetto, attore, scrittore di sceneggiature teatrali. Con lui è facile lavorare, c’è un ottimo feeling e i video che ha realizzato li considero dei capolavori. Sono pensati, hanno un concetto di base: fanno parlare la canzone dando importanza alla musica, e questa è la cosa più difficile da realizzare. Spesso si rischia di essere troppo didascalici o troppo egocentrici nell’apparire; nei miei video tutto questo non accade grazie alla sensibilità e al genio di Danilo.

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Progetti futuri?

Live, tanto live e sempre nuove canzoni che già sono in cantiere.

In trio, con Pietro La Pietra alla chitarra e Danilo Da Rodda, voce narrante, in un progetto multimediale; e in quartetto, la prossima estate, con un quartetto elettro-acustico d’eccezione formato da Matteo Minchillo, piano e tastiere, Manuel Boni, alle chitarre, Martino Malacrida, alle percussioni e batteria, e mio figlio Francesco al clarinetto. Io voce e tromba elettronica.