Piero Sidoti: “Fare una bella canzone d’amore è la cosa più difficile che si possa fare”

Piero Sidoti racconta nella nostra intervista i suoi progetti artistici e la sua idea di amore. "Amore fino a prova contraria" è un viaggio alla scoperta dell'umanità.

“Amore fino a prova contraria” è il nuovo album di Piero Sidoti. Scritto dallo stesso artista racchiude storie d’amore imperfette, sbagliate e splendide, ma soprattutto storie d’amore umane. Da questo progetto discografico ne è nato uno spettacolo teatrale, meditazione narrata e cantata sotto forma di fiaba, dove le canzoni di Sidoti trovano casa. Noi di Bellacanzone lo abbiamo incontrato, ecco cosa ci ha raccontato Piero Sidoti nella nostra intervista.

Raccontaci il progetto “Amore fino a prova contraria”

Tutto il concept dell’album è nella copertina realizzata da Rebecca Serafini. Da una parte abbiamo il David di Michelangelo che rappresenta l’amore ideale, l’amore bello Dall’altra parte è rappresentato il mio volto che testimonia la prova contraria dell’amore, la sua decadenza. Se il David è scolpito nella pietra e dunque rappresenta un amore a sangue freddo, quello scolpito sulla carne umana è un amore più caldo, più vero. Il disco racconta 16 storie d’amore. Questo lavoro è un’esaltazione dell’umanità nel senso che è anche esaltazione dell’imperfezione. Bisogna godere dell’imperfezione, la vita è anche imperfezione.

Perché hai scelto proprio il tema dell’amore?

Uno perché è il tema più inflazionato di tutti e volevo spogliarmi un po’ da un eccessivo scudo ironico che protegge un po’ tutti noi. Parlare apertamente di sentimenti è un mettersi in gioco, è una scommessa. Fare una bella canzone d’amore è la cosa più difficile che si possa fare. L’idea è quella di parlare di sentimenti e umanità senza banalità.

Concentriamoci invece sullo spettacolo teatrale “Amore fino a prova contraria”, con protagonisti Sasso e Corda… Chi sono Sasso e Corda?

Lo spettacolo contiene tutte le canzoni del disco, la narrazione fa da eco al canto. Sono sul palco con voce e chitarra come se fossi un antico cantastorie e lo spettacolo racconta una fiaba. Sasso e Corda sono due bambini che ogni giorno giocano al parco pubblico e tramite una porta segreta accedono a un mondo dove non esiste la paura e che appesantiscono la vita sulla terra. La paura è vista come generatrice di tutte le cose negative. Per me questi bimbi rappresentano un viaggio dentro noi stessi, è un invito a prendere contatto con la parte più inconscia di noi stessi. Bisogna conoscere anche le parti oscure di noi stessi e accoglierle: solo accettandoci totalmente riusciamo a cambiare.

Questo è un progetto molto interessante anche perché analizza la paura…

Parlando di paura, io volevo fare una fiaba che non fosse politica e sociale poi mi sono reso conto che invece è politica e sociale. Parlare di un mondo senza paura dove la paura viene utilizzata anche per governare alla fine questa è una fiaba rivoluzionaria perché parla di un mondo senza paura. La paura è un sentimento fondamentale per la sopravvivenza anche ma non deve diventare stress.

Nella tua carriera ci sono molte esperienze importanti e hai collaborato con artisti di grande calibro, fra tutti, Lucio Dalla, c’è un ricordo di lui che porti nel cuore?

Di ricordi di Lucio Dalla ne ho tantissimi. Rimanendo sul filone della paura, secondo me Lucio era una persona “non affetta dalla paura” nel senso positivo del termine. Lo incuriosiva tutto ciò che non sapeva fare e che non conosceva. Persona animata dalla curiosità pieno di interessi. Io conobbi Dalla al Festival di Recanati, io partecipai e vinsi il Festival. Lucio fu uno dei pochissimi artisti big presenti che ascoltò con assoluta attenzione ogni singolo partecipante del Festival.